Skip to content
ACQUA XVII MOSTRA DIOCESANA DI ARTE SACRA - Termoli

ACQUA: XVII MOSTRA DIOCESANA DI ARTE SACRA. Dal 9 agosto al 31 ottobre 2024, Casa Museo Stephanus – Ex Palazzo Vescovile in Termoli

>> Scopri di più sul sito web della Diocesi di Termoli-Larino

Dal 9 agosto al 31 ottobre 2024. Casa Museo Stephanus – Ex Palazzo Vescovile in Termoli – Paese vecchio.

Il 25 agosto anche uno spettacolo teatrale dal titolo “ACQUA” scritta da: Giovanni Maddalena, Gianpiero Pizzol e Nicola Abbatangelo.

La Diocesi di Termoli-Larino, sostenuta dalla Commissione Cultura nell’ambito del Centro Pastorale per la promozione della Cultura e dei Dialoghi e dal Museo Diocesano G.A Tria, insieme alle associazioni “Pietrangolare” e “MoliseWow”, e da alcuni anni il Centro Culturale “Il Circolo dei Lazzari” propone, oramai da diciassette anni, una mostra di arte che è diventata un consueto ed atteso appuntamento culturale dell’estate termolese e non solo.

Lo scorso anno si è tenuta la mostra dal titolo: “Ed io che sono?” che, attraverso la collaborazione con la Fondazione “The William G.Congdon Foundation”, ha permesso di portare in mostra il crocefisso 41 di William G. Congdon, oltre a dei pannelli che raccontavano la sua vita, l’esperienza fatta nella seconda guerra mondiale e il suo percorso artistico. Per la mostra su William Congdon si era partiti dalla domanda “Ed io che sono?” di Giacomo Leopardi; domanda riportata nel “Canto notturno di un pastore errante dell’Asia” che vuole rimandare al percorso di ogni uomo che si interroga sul senso della propria vita. Anche lo scorso anno sono stati invitati due artisti molisani a paragonarsi con il tema scelto e la figura di W. G. Congdon e la sua arte.

Quest’anno, in sinergia con il vescovo, mons. Gianfranco De Luca, proprio partendo dal concetto di vita, si è deciso di realizzare una mostra che abbia a tema l’ACQUA, poiché l’Acqua è la vita e la morte, da sempre. Per la letteratura antica l’acqua è la possibilità della crescita della civiltà, ma rappresenta anche il pericolo della morte. Le navi solcano l’acqua per trovare condizioni migliori o aumentare il benessere ma, allo stesso tempo, l’acqua coincide sempre con l’attraversamento di un elemento estraneo e non controllabile, molto più grande di se stessi, da cui si è affascinati e di cui però si è anche in balia. In tutte le religioni l’acqua ricorda il grande diluvio originario e purificatore come la rinascita da quella distruzione. È questa duplicità di vita e morte e, inversamente, di morte e vita, che i cristiani hanno conosciuto e ripreso.
Acqua è il segno materiale del battesimo, che è il discendere negli abissi della morte ed è risorgere. L’acqua è il tragico lavarsene le mani di Ponzio Pilato. È un gesto che incarna la volontà di avere le mani pulite per non impegnarsi, per non decidere, per non accettare la risposta sull’esistenza della verità. Così l’acqua rimane nella storia la decisione ultima di prendere posizione di fronte alla salvezza, di immergersi in una storia di redenzione o di sfuggire a ogni decisione, rimanere ignavi, sempre in balia dei poteri della storia e delle mode correnti, come ben rappresentava Dante Alighieri.

Anche dal punto di vista biologico e sociale l’acqua ha duplice valore. Essa rimane l’elemento fondamentale del cosmo e l’icona della grande purità, che S. Francesco ricordava nel suo canto: “Laudato sì, mi’ Signore, per sor’acqua, la quale è molto utile et umile et pretiosa et casta”, la possibilità della fertilità della terra e del succo dei frutti. Ma è anche l’occasione di inondazioni, alluvioni, disastri provocati dall’incuria e dall’avidità.

Questa duplicità è il tema iniziale della mostra che sarà divisa in due sezioni: nella prima saranno esposte le opere di alcuni artisti molisani (Nino Barone – Ettore Frani – Dante Gentile Lo Russo – Vincenzo Mascia – Sara Pellegrini) nella seconda sezione saranno esposte alcune opere della collezione del Museo Stauròs del Santuario di San Gabriele dell’Addolorata – Isola del Gran Sasso. Vi è però un passo ulteriore che la mostra vuole percorrere. La duplicità dell’acqua la rende un elemento positivo e negativo della vita, che sembra uniformare ogni cosa, come la Terra dopo il grande diluvio. Eppure, l’ultima parola non è l’ambiguità e la morte. Anche nei momenti tristi o brutti o cattivi della vita, dove sembra di essere sconfitti dalle tempeste, si può decidere di vivere per la verità, per la bellezza, per la giustizia. Nulla al mondo può impedire di essere liberi, di dare la propria testimonianza di fede e di speranza. È il battesimo vissuto, che può giungere fino alla testimonianza estrema del martirio in nome della verità, che non è mai ideologia ma che è il rispetto della realtà e del suo Creatore. Questo sacrificio di adesione alla realtà e alla redenzione non sembra dare subito dei frutti. Eppure, al ritirarsi delle acque il seme rinascerà e il bene e il vero seminati emergeranno alla fine dalle acque. “La verità, calpestata al suolo, risorgerà di nuovo” (Bryant, 1978).

L’acqua che compone il nostro corpo, diventa così il simbolo del mistero della vita, dell’essere, del destino. Davanti a questo elemento sincero e umile, elementare e decisivo, siamo chiamati a una risposta positiva al nostro destino, ad accettare ciò che accade e a cercare di cambiarlo per il bene, per la verità e per la giustizia.

La mostra diocesana quest’anno si protrarrà sino a ottobre per permettere alle scuole del territorio di poterla visitare.

>> Scopri di più sul sito web della Diocesi di Termoli-Larino